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Il vuoto riempito

Marco Garofalo

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Lavoro di documentazione (su commissione) del mutamento di un paesaggio, di un quartiere, di un pezzo di città smontato e rimontato secondo logiche economiche.


Il lavoro fotografico di Marco Garofalo sul grande cantiere di Porta Nuova inizia nel 2007 con una commissione da parte della società Hines Italia, principale operatore del progetto, per un report completo sull'avanzamento dei lavori. Il fotografo, per sua vocazione e natura professionale, integra l'aspetto strettamente documentario richiesto dai committenti con una ricerca personale sullo stato della città di Milano e sulla vita delle persone con cui il nuovo complesso entra in relazione.

Porta Garibaldi, Varesine e Isola - quest'ultima è luogo particolarmente caro al fotografo - si trasfigurano nell'arco di pochi anni secondo un disegno che, dopo decenni di immobilità, si avvia a chiudere un grande vuoto urbano. Mentre le macchine escavatrici imprimono sulla terra i segni originari del progetto, Garofalo cerca i primi sintomi dell'imminente cambiamento: si alzano le cesate del cantiere e si tendono gli sguardi dei passanti, contesi tra aspettative e timori. Il fotografo segue gli eventi e, pur sfruttando punti di vista inediti - il piano in più di un nuovo grattacielo, una voragine appena aperta nel terreno - si mantiene concentrato sul racconto dell'uomo.

Racconto difficile e complesso, perché tutto, nell'intorno, è fatto di specchi che restituiscono forme incomplete: le vetrine dei negozi, le finestre degli appartamenti e gli occhi degli abitanti trattengono le prime, incerte sagome degli edifici, che lentamente si innalzano.

Alla ricerca di una sintesi si eleva allora anche l'obbiettivo della macchina fotografica, prima dalle vecchie torri del Centro Direzionale, poi sulle strutture stesse dei grattacieli in costruzione. Nascono in questo modo i panorami di una Milano che non è ancora, ma che progressivamente impone e moltiplica l'immagine di se stessa nei riflessi che i giganti di vetro si scambiano in un continuo baratto di luce e materia.

In basso, uomini che lavorano, che costruiscono e che osservano, in attesa che le gru vertiginose facciano un ultimo giro su se stesse e che lo sguardo possa fermarsi.

Testo di Giacomo Magistrelli

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