Milano: ombre sottosopra
Milano è sottosopra. Sopra aria, sotto acqua. Scorre veloce e grigia nei corridoi della terra, sotto i passi di mille persone che vanno di corsa, quando basterebbe solo ascoltare. Si riposa a volte, stanca delle lunghe distanze buie e incerte. Irrompe, altre volte, la sua natura indomabile da una falla di luce, in uno scroscio di grida e cristalli.
È una lingua sottile, fatta d'asfalto, il confine tra inferi e superi. È quanto basta per separare, con convenienza, due mondi contrari e paralleli.
Qualcuno non vuol vedere. Ma il buio nasconde, non cancella.
Così i piccoli uomini esplorano, si muovono con rispetto nel ventre antico della città. Sanno aspettare che il tempo goccioli lungo le fughe dei vecchi mattoni anneriti. Sanno che laggiù vige un'altra misura.
Si sentono poco più che piccole lucciole che roteano in un bosco umido di pioggia. Sostano sotto le volte senza stelle, costruite da mani di mille anni fa. Si addentrano nelle profondità di un silenzio che è sempre esistito. Indossano grandi maschere, ma non sono attori. Non dominano la scena, ma ne sono conquistati. Fendono l'aria densa e pesante, compressa nei cunicoli dell'immenso labirinto artificiale. Avanzano guardinghi e timorosi dell'ondata dei grossi ratti carichi di veleni. Loro che per molte cose non possiedono un antidoto diverso dalla passione.
Hanno il respiro faticoso, gli occhi attenti a non perdere il dettaglio. Il caldo li soffoca e i liquidi stagnanti non offrono loro alcuno specchio in cui cercare conforto.
Ombre di luci proiettate sui muri scuri e lucidi sono lo sfondo, da cui le loro sagome allungate scivolano via, una dopo l'altra. Sono piccoli esploratori per una grande impresa. Forse cercano una nuova apertura, un varco nascosto da cui osservare ancora una volta il mondo laggiù. Forse capiscono di essere ospiti al termine di una visita che si è protratta oltre il dovuto. O forse, più semplicemente, hanno solo sete del sole che splende lassù.
(testo di Elena P. Melodia, scrittrice)