Inchiostro e Saggezza
L’opera d’arte credevo una volta che fosse scatto, nervi, improvvisazione;
invece ora m’accorgo che è pazienza: rifare, riudire, ritornare.
Arturo Martini
Questa serie di fotografie è il risultato di alcune mattine e pomeriggi passati nel laboratorio di via Fara dove da anni ha sede la storica stamperia di Giorgio Upiglio, fondata nel 1962, e da subito ritrovo dell’avanguardia artistica italiana. Giorgio Upiglio, da molti considerato il miglior stampatore d’Europa, inizia il suo apprendistato a 13 anni e nel 1950, appena diciottenne, acquista il suo primo torchio. Abbandona quasi da subito la grafica editoriale e pubblicitaria per dedicarsi esclusivamente alla stampa d’arte, realizzando incisioni di De Chirico, Fontana, Giò e Arnaldo Pomodoro, e libri d’artista per Duchamp, Man Ray, Mirò, Giacometti, Calder, César, Paladino. Di molti di questi artisti diventa non solo collaboratore, ma complice e amico, compagno di strada.
Il laboratorio è uno di quei luoghi che mettono soggezione, ma che al tempo stesso infondono una profonda tranquillità: nell’aria i concerti di musica classica di Radio3 e l’odore degli inchiostri, dei solventi, della carta umida. È un luogo che è difficile abbracciare per intero all’inizio, o per lo meno per me è stato così. Ho dovuto prendere confidenza partendo dalle piccole cose: gli attrezzi e i ripiani di lavoro, i torchi, gli archivi, le geometriche successioni dei raccoglitori. E poi il lavoro delle mani, e i numerosi riti da compiere sempre uguali, senza fretta. Perché l’incisone è una tecnica che richiede pazienza, l’accettazione dei tempi imposti dai processi chimici presuppone la non onnipotenza dell’uomo, l’estrema precisione del lavoro manuale è un’abilità che arriva con gli anni. Forse l’incisione è una tecnica che rende saggi.
Giorgio Upiglio è uomo riservato e sobrio, un padrone di casa dotato di quel senso dell’ospitalità spartano e autentico che ha reso il suo laboratorio un luogo unico. Si percepisce che da quel luogo sono passate molte persone, persone che hanno lì speso del tempo importante, giornate e notti a fumare, lavorare, discutere. Incontri che hanno lasciato tracce di un’energia creativa e vitale che tuttora si respira. Giorgio Upiglio è soprattutto un milanese di quelli di grande umanità e grandissima coerenza etica, con un’idea del dovere e del piacere del fare che dà senso ai piccoli gesti del lavoro quotidiano: il mestiere dello stampatore o il mestiere del vivere.