Ri-Maflow
La fabbrica come luogo di lavoro, ma soprattutto come luogo di dignità e di vita.
Il riacquisto - nel contesto di una liquidazione giudiziaria - fatto da un'impresa che si arricchisce attraverso operazioni di speculazione sulle macchine e sui brevetti. Infine, due anni dopo, la delocalizzazione delle macchine industriali in Polonia.
Nonostante le premesse poco incoraggianti, il destino della Maflow non sarà quello delle decine di scheletri industriali in decomposizione, che disegnano il paesaggio della periferia milanese. Gli operai hanno deciso di costituirsi in cooperativa per sviluppare attività basate sul riciclaggio all'interno dei 30 000 mq di spazi vuoti di cui si sono reappropriati.
Gli occupanti, affascinati dall'esperienza delle fabbriche recuperate in Argentina, desiderano avviare presso Ri-Maflow, attività che possano garantire, in un futuro prossimo, un salario agli operai, oggi disoccupati a causa delle manovre speculative dei vecchi proprietari.
Oggi, dopo due anni di lavoro nella fabbrica recuperata, gli occupanti hanno delineato un piano strategico per avviare diverse attività, tutte fondate sull'idea del recupero. Mercatini dell'usato, costituzione di un gruppo di acquisto solidale che lavori insieme agli agricoltori della zona, attività teatrali e culturali, affitto di box per lo stock di materiale ai privati...
Ma l'attività principale resta quella della riparazione e del riciclo di materiale elettrico e elettronico.. E proprio da qui gli operai vogliono ripartire.
"La fabbrica deve restare un luogo di produzione" - affermano. Un luogo dove ritrovare la dignità, ricreando e recuperando un reddito.
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