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PRIGIONE A CIELO APERTO

Filippo Ceredi

_biografia
_contatto

Niki e i suoi familiari sono cittadini rumeni. Vivono a Milano dal 1995 e dal gennaio del 2007 si sono installati, in accordo con il Comune di Milano, in due container del ‘campo nomadi’ di via Triboniano, accanto al cimitero maggiore.

A partire dallo stesso gennaio 2007, la vita del campo è regolamentata da un decreto del prefetto di Milano - nominato “commisario per l’emergenza nomadi in Lombardia” - che prevede l’espulsione dell’intero nucleo familiare dal container nel caso in cui anche uno solo dei componenti commetta un reato, qualsiasi esso sia. È così che uno dei figli di Niki, avendo commesso un furto per poche decine di euro in un supermercato, sconta una pena di cinque mesi di carcere e 20 mesi più tardi tutti i familiari che abitano nello stesso container - tra cui due donne incinte e due bambini - vengono sottoposti ad un provvedimento di sgombero immediato. Il bambino più piccolo è stato fatto rientrare in Romania, ospitato da altri parenti, e gli altri abitano in sei stretti in un camper donato loro da un medico italiano, senza la possibilità di trovare accoglienza in un altro campo (lo stesso decreto lo vieta) e con il terrore che anche questo ultimo rifugio possa scomparire, portato via dalla polizia locale che sorveglia via Triboniano. In mancanza di fonti di riscaldamento se non quella dei loro corpi, notte dopo notte il gelo invernale si fa più intenso e le loro vite sono assalite dall’incubo ricorrente di non arrivare al giorno dopo.

Eppure il caso di Niki e dei suoi familiari è solo la punta dell’iceberg. La politica degli sgomberi messa in atto dalla giunta comunale Moratti – in spregio a tutti gli sforzi di volontariato delle associazioni che operano su Milano - non solo non risolve il problema della criminalità che si annida nei campi, ma peggiora ulteriormente le condizioni di vita di tutta la popolazione rom, donne e bambini compresi, in quanto non propone alcuna reale alternativa. Le famiglie rom soffrono e alla fine trovano rifugio altrove. Si spostano ma continuano a esistere, a dispetto di chi vorrebbe cancellarle dalla mappa della città.

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