ABITARE CONDIVISO
La coabitazione è la condivisione di uno stesso alloggio ad opera di due (o più) nuclei famigliari (mono- o pluri-componente).
È partendo da questa definizione (quella classica delle scienze sociali) che è iniziato il mio viaggio nel mondo dell’abitare condiviso. Un mondo molto più vasto di quello legato agli studenti fuorisede (tipica e quasi unica popolazione cui si pensa quando si parla di coabitazione) che spazia tra forme di vera e propria divisione dell’alloggio tra estranei fino ad arrivare a nuove e non scontate forme di convivenza. Un mondo strettamente interconnesso ai fenomeni che stanno cambiando la nostra società: la precarietà e temporaneità lavorativa, la crescente solitudine degli anziani, la difficoltà dei giovani a lasciare le famiglie di origine, la speculazione economica e finanziaria sul mercato della casa.
Per entrare in questo mondo e raccontare gli effetti di processi di amplissima portata ho deciso di guardare alla storia dei singoli. In un ribaltamento di scale ho scelto di guardare al minuto, di utilizzare un approccio diretto che mi portasse al centro delle storie personali e collettive e mi aprisse le possibilità dell’osservazione e del racconto.
È così che mi sono trovato ad entrare in appartamenti estranei, a violare l’intimità personale e ad ascoltare i vissuti e le storie dei singoli, della casa e della condivisione. La narrazione di questi racconti, privati e collettivi al tempo stesso, avviene tanto attraverso il testo, il racconto biografico vero e proprio, quanto attraverso l’immagine fotografica.
Una fotografia, una sola fotografia che fosse in grado di raccontare, al contempo, le relazioni tra coabitanti e quelle con lo spazio abitato. Un’immagine che non fosse una mera illustrazione per racconto testuale, ma che fosse anch’essa narrazione. Questo è stato l’intento che ha guidato il mio sguardo e col quale, alla fine di ogni chiacchierata, mi sono accostato alla macchina fotografica. Questo l’obiettivo del lavoro fotografico che vi apprestate a guardare.