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Sulle tracce del T-rex

Brando Cimarosti

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Una via di fuga dalla crisi. Come farebbe un bambino con i suoi giochi, un improbabile T-Rex di plastica ci fa sognare.


"Della mia vita futura so poco riguardo alle direzioni e ancora meno riguardo ai tempi" (Ernesto Guevara, detto Che)


Questo lavoro, almeno inizialmente, trae spunto dalla visione di un film: Into the Wild, di Sean Penn. La storia è quella di un ragazzo che abbandona il mondo occidentalizzato, fatto prevalentemente di consumi e lavoro, per affrontare una sfida con la natura e con se stesso. Finirà per capire che è solo attraverso la condivisione che ci si sente e si può restare vivi.

Ho provato quindi a riflettere (e far riflettere) su questo tema: la fuga dalla realtà nelle sue mille sfaccettature. C'è chi lo fa attraverso la droga o esplorando la dimensione del viaggio; chi attraverso un percorso artistico o la ricerca dell'amore perfetto. Tutti in fuga da una quotidianità che spesso ci costringe e ci opprime. Siamo figli di una società malata, che continuamente ci illude proponendoci modelli vincenti basati sui soldi e sul successo. Il problema è che solo una piccola parte di noi esseri umani potrà avere accesso a questi beni. Per gli altri si prospetta una vita di sacrifici e frustrazioni. Certo, per fortuna la vita, ha anche momenti positivi; esistono gli affetti, l'amicizia, la famiglia (anche se non sempre è cosa buona). Esistono poi, appunto, le vie di fuga...

Applicando questo pensiero al lavoro che faccio, ho pensato che si potesse tornare ad una visione fotografica di tipo naturalistico: descrivere il paesaggio che ci circonda, uscendo dalla metropoli e tornando a respirare l'aria dei boschi; cercando il bello prima di tutto, riflettendo sulla solitudine e basandomi sulla mia capacità di osservazione. Sono quindi partito da un'idea di Krisis, mostrata per sottrazione: crisi come assenza, come mancanza di prospettive pur nell'eccesso di possibilità.

Poi, anche grazie ad alcuni suggerimenti da parte dei partecipanti al workshop, ho deciso di svelare la mia crisi o, meglio, di mostrarla. Lo stimolo mi è venuto da un bambino e dalla sua fantasia: insieme, ci siamo messi sulle tracce di un fantomatico T-Rex. Un percorso a ritroso, nel bambino che c'è in me, alla ricerca di un mondo immaginifico popolato di creature misteriose. Ho deciso poi di spostare la mia "ricerca" a Milano, città nella quale vivo e in cui sono nato. Il T-Rex, novello Godzilla, è qui presente, incombente e minaccioso. Nella realizzazione delle foto mi sono quindi ispirato all'iconografia pop dei film giapponesi degli anni '60; quelli su Godzilla, appunto, nei quali le angosce collettive si esprimevano in metafore. Era il tempo in cui un lucertolone colpito da radiazioni sorgeva dal mare e distruggeva una Tokyo di cartone. Quel tempo, pur in un contesto completamente diverso, sembra oggi essere tornato!

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