Orti urbani
Gli orti urbani sono un fenomeno spontaneo nelle periferie di Milano, che svela una volontà di ritorno all'autosufficienza, alla dimensione rurale e, forse, ad modello alternativo di cittadinanza.
Gli orti urbani sono piccoli lotti di suolo pubblico di circa 50 mq, che vengono coltivati dai cittadini. Nelle forme regolarizzate, gli orti sono utilizzati in comodato e il raccolto resta di proprietà dei coltivatori, che possono decidere di gestirlo individualmente o in forma cooperativa con gli altri "ortisti". Tuttavia gli orti urbani regolarizzati costituiscono solo una piccola parte di un fenomeno che ha origine in forme di occupazione abusiva di suolo pubblico per ragioni di sussistenza.
La regolarizzazione di questo fenomeno, nell'ottica della amministrazione del territorio, ha uno scopo collaterale di intervento nel processo di trasformazione delle periferie urbane. Convertire aree periferiche in orti risponde a diverse finalità.
Innanzitutto delega ai cittadini una parte del mantenimento di queste aree, altrimenti in stato di abbandono. Il lavoro dei cittadini supplisce alle mancanze dell'amministrazione comunale in aree che, per la loro ubicazione periferica, difficilmente ottengono fondi destinati all'arredo urbano e al verde.
Inoltre, il fatto di mantenere dei cittadini nelle aree urbane residuali intorno alle loro case costituisce una forma di controllo del territorio ed evita che tali aree siano sfruttate irregolarmente, ad esempio da coltivatori irregolari, o che siano occupate da insediamenti irregolari di tipo nomade.
A livello topografico che sociale questo fenomeno comporta uno spiazzamento nella percezione del rapporto fra le periferie delle città e le zone agricole: i cittadini vogliono essere agricoltori; la periferia vuole diventare (o tornare ad essere) rurale; l'agricoltura, almeno per quel che riguarda gli orti "legali", perde definitivamente il suo ruolo nel sostentamento degli uomini e si converte in un hobby, o in un'attività terapeutica. La città sperimenta un surrogato di una vita agreste idealizzata, il suo inverso irraggiungibile. E' una conferma della crisi del sistema? E' un buon compromesso? E' un pentimento, un ritorno ad una dimensione perduta?
Certamente è un mutamento del paesaggio urbano e forse il principio della formazione di un sottogenere sociale di cittadini che negano la propria condizione.