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Charlie

Lorenzo Martelli

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La vita di Charlie con i suoi animali. Io non sono casa mia - dice, prima di farsi fotografare.


"Ciò che vedeva era soltanto questo: comicità e miseria, comicità e miseria. E allora, insieme con la pena e l'orgoglio della conoscenza, venne la solitudine, perché gli riusciva intollerabile la vicinanza degli inetti con lo spirito gaiamente ottenebrato, e il marchio che lui recava sulla fronte li respingeva." (Thomas Mann, Tonio Kröger)


So che fu suo nonno a rinunciare ai beni e al titolo nobiliare, lasciando a Charlie il desiderio ideale di amministrare quelle che furono le terre di famiglia. Un tempo fu un brillante autore radiofonico, gli amici di allora lo chiamavano il Conte in riferimento ai suoi modi, un esile palliativo di quel Barone che è suo di diritto.

Dagli anni settanta Charlie ha condiviso la sua esistenza con più di trenta cani di strada, oggi ne ha quattro e quasi quaranta gatti. Da quando ha cominciato ad occuparsi di loro non ha più lasciato Milano e di rado si allontana dal quartiere in cui vive. Mai un giorno di vacanza - mi ha spesso fatto notare senza celare una punta di orgoglio - mai un giorno a letto, ma adesso sono molto stanco, Ā fisicamente e psicologicamente. Nella primavera del 2010 ho chiesto a Charlie se potevo fotografarlo. Prima del mio ingresso, l'appartamento dove è nato e cresciuto, era una fortezza inviolata da decenni - io non sono casa mia - mi ripeteva continuamente. Poi scelse di aprirmi la porta.

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