EDITORIALE
Non abbiamo voluto indulgere né astenerci da scelte radicali in questa Issue 15 di Milano Città Aperta. Parliamo di corpi, di persone, di carne, di vite al limite; ed è proprio una sorta di danza mortale col limite, la cucitura a vivo che tiene insieme le tre rubriche e i sei servizi di Corpi Liberi.
Una tribù di ragazzi senza tetto, consumati dalla droga, dalla vita di strada; le battaglie notturne tra spacciatori e corpi speciali della polizia; Suzette, che vende il suo corpo tra le luci dei semafori; i corpi ritrovati delle "nuove adepte" di una scuola per Drag Queen; e, infine, corpi che cadono a pezzi e corpi di bambole, corpi che si contorcono, che riposano, che si perdono e non si distinguono più dalla materia inorganica.
Quando sono i corpi a essere messi in gioco, non si tratta di trovare mediazioni perbene o letture sociali; qui si tratta di questioni di vita o di morte, perché, in fin dei conti, niente ci tiene vivi e determina la nostra vita quanto il nostro corpo, e, soprattutto, niente come il corpo, con la sua carne che seduce e che si decompone, è coperto da un misterioso e contraddittorio tabù: nel corpo risiedono felicità inaudite e atroci sofferenze, bellezze abbaglianti e l'orrore nascosto di ciò che muore.
Vorremmo introdurre le tre rubriche fotografiche di questa Issue 15 sui Corpi liberi, citando Gilles Deleuze, che più di ogni altro ha scritto parole vibranti sui corpi, che risuonano in ogni singola immagine di questo numero 15 di Miciap. Deleuze li chiama "corpi senza organi", i CsO, noi li chiamiamo "corpi liberi", che sono forse solo i resti materiali di una sperimentazione.
In ogni caso, sono corpi coraggiosi, estremi, che ricercano senza tregua la libertà di essere ciò che desiderano essere, scontrandosi continuamente con i propri limiti, sperimentando senza reti di protezione il pericolo reale di fallire, e di morire nella battaglia.
Cosa è, dunque, un corpo libero? Possiamo essere corpi liberi, "corpi senza organi"? Possiamo "nascere" di nuovo, dare una nuova origine al nostro mondo? La nostra immagine di copertina vuole esserne un auspicio.
Si dice: "che cos'è il CsO?". Ma si è già su di esso, trascinandosi come un pidocchioso, brancolando come un cieco e correndo come un pazzo, viaggiatore del deserto e nomade della steppa. Su di esso dormiamo, vegliamo, combattiamo, vinciamo e siamo vinti, cerchiamo il nostro posto, conosciamo inaudite felicità e favolose cadute, penetriamo e siamo penetrati, amiamo.
Trovate il vostro CsO, sappiatelo fare, è una questione di vita o di morte, di giovinezza e vecchiaia, di tristezza e di allegria. Ed è qui che tutto si gioca.
(Gilles Deleuze)
Buona visione.